Fontanaccio … e dintorni

A febbraio in una piovosa giornata invernale ero stata colpita da un fiume d’acqua che usciva dal monte che non avevo mai notato prima. 

Ho cercato sulle carte e sul catasto ed ho identificato il buco con la grotta n° 93 LU del catasto, Grotta del Fontanaccio. La grotta è posizionata sulla carta delle sorgenti in coincidenza con la Sorgente del Fontanaccio.

Stuzzicati dal fiume d’acqua che avevo visto, abbiamo aspettato “tempi migliori” e, finalmente, sabato 23 settembre, siamo andati a dare un’occhiata.

La speranza che una bella piena avesse spostato qualche masso e magari aperto nuove possibilità di progressione è quello che anima lo speleologo e noi sognatori.

Trovare l’ingresso non è stato facile come pensavo: rispetto a febbraio il monte era ricoperto di vegetazione che nascondeva le forme delle rocce. L’utilizzo di GPS e cartina ci ha dato una grossa mano.

Ancora prima di guadare la Turrite i nostri sogni di gloria si erano già dileguati. La sorgente buttava una discreta quantità di acqua, comunque visto che avevamo fatto tanta strada in macchina, ci siamo avviati a “vedere un po’”.  

La distanza dalla strada è breve, anche se l’avvicinamento l’abbiamo fatto dal lato più irto; sopra la sorgente, si apre un bell’ingresso che è quello che si attiva in caso di precipitazioni abbondanti e che mi aveva attratto quest’inverno.

Dentro, la grotta ha dimensioni modeste ed è come nel rilievo, sasso più, sasso meno, con un bellissimo sifone di acqua trasparente.

Abbiamo trovato la sagola di uno speleosub e dei tubi che probabilmente sono stati utilizzati per posizionare degli strumenti e/o per svuotare il sifone.

Andrea si sarebbe buttato in acqua, forse solo la presenza del figlio lo ha trattenuto 😉

In uscita Andrea ha provato a raggiungere la sorgente sottostante la grotta, ma le rocce, coperte di muschio, erano troppo scivolose ed abbiamo “battuto in ritirata”.

Siamo scesi dal lato opposto a quello di salita per un percorso leggermente più agevole e meno rischioso.

Rientrando ho voluto togliermi un’altra curiosità: vedere la partenza di un sentiero che un amico mi aveva indicato.

La partenza è in grande stile, poi la cosa è un po’, …tanto…, meno visibile, ma cercando la prosecuzione dello stradello ci siamo imbattuti (meglio sarebbe dire che Andrea ha fiutato come un segugio) in un buco, protetto da una grata, che soffiava aria gelida.

La targhetta identificava il buco con il n° del catasto 1795 LU: più di 2 km di grotta con rami sifonanti, avremmo scoperto poi a casa.

Poco più a valle un altro ingresso, protetto dallo stesso tipo si grata, senza targhetta, ma con l’indicazione del nome del gruppo che lo sta esplorando (FSS: Federazione Speleologi Subacquei).

La delusione delle mancate aperture esplorative è stata compensata dall’identificazione di ingressi mai visti. 

Ci accontentiamo di poco.

Licia

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