Ed eccomi qui…

Ed eccomi qui… da buona ascoltatrice, ma non altrettanto buona ‘chiaccheratrice’, mi cimento a scrivere la prima relazione speleo come nuova arrivata al g.s.c.s.!

Dopo un novembre che passerà alla storia come il più piovoso degli ultimi 50 anni (mi sono informata: il record precedente, ahimè, spettava al famigerato novembre del 1966, quello delle terribili alluvioni che devastarono la città di Firenze), un piccolo gruppetto, capitanato da Paolo, in arte Kunze (o K), è finalmente riuscito ad organizzarsi per una tranquilla domenica in grotta, senza per altro imbattersi in allagamenti o cascate, cosa non da poco in questo periodo!

Ci ritroviamo così in 5 in partenza da Sarzana: Io, K, L (le lettere dell’alfabeto vanno forte in questo gruppo!), Sabrina da Livorno e la Vero (che per l’occasione battezzerò personalmente V!), alla volta di un’attraversata ‘quasi classica’ al Corchia, poiché, come vedremo, non sarà possibile uscire dal Serpente.

Entriamo più o meno per le 10.30 dalla Buca d’Eolo… (la speleologia porta ad una strana cognizione del tempo, a volte questo mi succede anche fuori dalla grotta) e si stabilisce che ad armare sarà principalmente V, mentre il disarmo spetterà a L: entrambi volenterosi nell’affinare le manovre apprese nei recenti anni di speleologia (e per quanto riguarda V, anche speranzosa di superare velocemente un recente trauma da caduta e alla quale rivolgo tutta la mia stima!)

Dopo la prima mezz’ora, ci soffermiamo a ‘posare’ per foto artistiche, visto che K ha appena acquistato due flash per un’illuminazione ‘ad effetto’, ed ovviamente vuole sincerarsi se ha buttato via o meno dei soldi… da profana, pare li abbia spesi bene… è così che la pittoresca zona del Canyon viene immortalata in tutto il suo splendore!

Questa a detta di tanti è forse la parte più bella e suggestiva della traversata, anche se personalmente trovo molto più affascinante la parte Lame/Portello.

Finito il canyon si passano dei traversi che portano ad un primo pozzo da una quindicina di metri. Da qui con pochi passi si arriva alla partenza del Pozzacchione. Sceso questo, si prosegue nel salone dei Manaresi, col suo regale ‘tavolo’, dove ci fermiamo a pranzare… dopo di che, prima che il freddo inizi a prendere il sopravvento, ripartiamo alla volta degli scivoli, che portano al Pozzo delle Lame.

E proprio sugli scivoli L è costretto ad una risalita di circa 20 metri in libera, dato che nel momento del recupero della corda doppia, qualcosa, molto probabilmente il moschettone, si è disgraziatamente incastrato! Una situazione della quale avevo sentito spesso parlare, situazione anche spesso causa di gravi incauti incidenti, ma nella quale non mi ero ancora imbattuta.

Dopo qualche decina di minuti di smoccolamenti, il trio (L, Sabri e Cri), rimasto a disincagliare le corde, ha la meglio e raggiunge gli altri, per avvicinarsi all’ultimo vero pozzo: quello del Portello, molto bello in quanto la partenza non è particolarmente larga, ma appena scesi pochi metri ci si ritrova sospesi nel bel mezzo di un ampio salone.

Successivamente solo il saltino Giovanni ci separa dalle passerelle e finalmente si arriva all’ingresso del turistico, da dove proprio in quel momento un gruppetto speleo si accinge ad uscire, poiché provvisti di chiavi! (Che culo… dico io e pensa K!) Che fare?… K ed io accettiamo l’invito offerto dagli sconosciuti, ma… all’affermazione di L: “IO DI LÌ NON ESCO NEANCHE MORTO!”… ci sentiamo dei vili speleo e ripartiamo coi nostri amici alla volta del buco dei Pompieri, dal quale usciremo, lasciando perdere l’uscita del Serpente, ingorgata da altri gruppi.

E meno male che K ha avuto la brillante idea di prendere un budello di scorciatoia sulla sinistra dello scivolo finale (scorciatoia che però assomigliava più ad un’allungatoia), perchè così facendo, abbiamo guadagnato l’uscita senza stendere nessuna corda, ragion per cui non abbiamo usato minimamente i bloccanti per l’intera progressione, per me quasi un fatto singolare!!

Poco dopo le 18 siamo fuori, pioviggina fitto fitto e non c’è alcuna differenza di luce rispetto all’oscurità appena lasciata… ora… la parte più pericolosa dell’intera giornata è uscire incolumi dal tratto di traccetta scivolosa che ci separa dalle Voltoline!… Da lì in poi siamo già con la mente dalla Piera.

La progressione è avvenuta alternando scontati discorsi triviali (la grotta con le sue concrezioni, si sa, si presta molto bene a questo… ) a domande tecniche, tipo buco che aspira o soffia a seconda della stagione, ingresso alto, ingresso basso, ai vari modi di posizionare il rimando, a chi ha esplorato questo o quel ramo, ecc…ecc… insomma domande forse rifritte, ma utili per rinfrescar la memoria, almemo a me che, avendo (notoriamente) la memoria di una medusa, tendo a non ricordare… tipo il nome dell’unico pozzo che ho armato oggi, per giunta anche non troppo bene, in quanto il tratto di corda arretrato rispetto al pozzo alla fine è risultato troppo teso!

La traversata è sempre bella ed appagante, ma si sa che il meglio gli speleo lo danno, come rimarcato da V, durante il viaggio in auto e soprattutto all’uscita, dove cibo, birra e rilassatezza riducono ulteriormente i freni inibitori … forse è il caso di stendere un velo pietoso sui discorsi fatti in autostrada al rientro… che resteranno un segreto per noi che l’uscita l’abbiamo fatta!! (unico indizio la foto di un reggiseno borchiato, scappata dal cellulare di non ricordo chi!)

Insomma…che dire? Una bella domenica con nuovi amici e che sia preludio di tante altre a venire!

Cristina N. (l’astrofila)

 

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