Buca della grata e zona formica 03/03/19

Nelle ultime settimane, la mia voglia di grotta ha raggiunto livelli intollerabili, ma il tempo è poco, giusto una mezza giornata, domenica mattina.

Sono solo, quindi nulla di impegnativo, decido di dare un’occhiata ad un paio di buchi verso Campocecina.

Alle 6,30 sono in piedi, alle 8,00 sono davanti allingresso della buca della grata.

L’obbiettivo è quello di scendere fino in fondo allo stretto e fangoso pozzo, togliere la vecchia corda di una precedente (molto precedente) esplorazione condotta da ignoti, e vedere se la grotta continua.

Un bulino intorno ad un albero, un sacco vuoto a proteggere la corda sul bordo del pozzo e scendo 3 metri, al primo vecchio frazionamento.

Rompo il moschettone inchiodato a martellate, la piastrina gira, ci pianto dietro uno scalpello e svito, ma il fix è bloccato.

Insisto e il fix si tronca, lo scalpello vola giù nel buio, ma porca…

Cerco un posto per piantare un nuovo fix ma è tutta panna montata, trovo una meringa e mi accontento, fraziono e scendo ancora.

15 metri, armo doppio, rompo di nuovo ciò che rimane dei moschettoni, le piastrine non le tocco, nuovo frazionamento, ancora 5 metri e arrivo sul fondo su un cono di terra e foglie.

Alla base il pozzo allarga un pochino e in una nicchia trovo le cose dei primi esploratori: bottiglie d’acqua, guanti, un secchio, linea di tiro, sembra debbano tornare domani, ma sono passati almeno 10 anni.

Dal fondo del pozzo si diramano 3 vie: imbocco la prima, affaccia sul fondo di un pozzo parallelo che sale verso la superficie, seconda via idem, pozzo che sale, terza via, meandrino basso e stretto, lo imbocco, dopo due metri intercetta un’altra risalita ma il meandro continua dall”altra parte.

Mi viene da pensare che con tutti questi pozzi paralleli sia piuttosto rischioso camminare la sopra, se il terreno cede si fa un bel volo.

Procedo nel meandrino e vedo, oltre una strettoia, un armo, corda che scende e concrezioni, la grotta continua ma per oggi ho visto abbastanza, non mi fido ad inoltrarmi nello stretto in solitudine e comunque non ho altre corde per scendere.

Risalgo ma non è facile, il pozzo è stretto e non ho spazio per pedalare, tiro moccoli e ginocchiate, intanto penso allo strano terreno brullo e privo di foglie del bosco soprastante che ha attirato la mia attenzione, permettendomi di trovare l’ingresso.

Cerco di spiegermi la sua singolarità, niente vegetazione, ma è comprensibile, poca terra e sotto il vuoto, l’acqua viene drenata immediatamente, ma le foglie? Forse il suolo sempre asciutto e il tepore della grotta sottostante forniscono agli animali selvatici un comodo  e vasto giaciglio, che come di consueto tengono sgombro dal fogliame.

Se così fosse, devo controllare un’altra zona a poca distanza che presenta le stesse caratteristiche.

Alle 10,00 sono alla macchina, è presto e decido di guardare dei buchi in zona Formica, prima dietro alla casa in costruzione (eterna).

Trovo due buchi in linea nella pineta dietro la casa,  quello più in alto va liberato dalla terra, quello sottostante è libero ed entro.

Trovo una saletta bassa, una bella cortina di concrezioni e dietro una fessura che scende di qualche metro con evidente prosecuzione, ci tornerò con più calma.

Mi sposto dall’altro lato della strada, dove una dolina con fori soffianti aspetta da tempo di essere esplorata

Pianto due fix e scendo, all’interno ciarpame arrugginito testimonia l’uso a pattumiera della cavità.

Aria ne gira, la seguo in uno stretto ma breve pertugio che mi porta in un ambiente vasto, di frana, con evidente prosecuzione svariati metri più in basso.

Un fix testimonia il passaggio di altri speleo.

L’ora di rientrare è giunta, anche questa grotta sarà vista con più attenzione al prossimo giro, il pranzo aspetta.

P.S. niente foto, non avevo con me la macchinetta.

Andrea Sassarini

 

Immagini collegate: