Corso Traccianti Aerei e circolazione

Si è svolto lo scorso 16-17 settembre a Bossea il corso in cui sono state affrontate alcune nozioni scientifiche la raccolta dati e l’interpretazione del clima sotterraneo in particolare la temperatura ipogea in correlazione con l’ambiente esterno e il movimento delle masse d’aria all’interno di una cavità con uno o più ingressi. Giovanni Badino, fisico e speleologo, ci ha lasciato in eredità una notevole documentazione in merito, che solo ora, con nuove strumentazioni possiamo verificare e confermare ciò che era stato da lui ipotizzato su base matematica.

“Ma c’è aria, là sotto?”. Questa è probabilmente la domanda posta con maggiore frequenza a chi si
dichiara speleologo.
E’ ben noto che la risposta è nettamente affermativa. Poco noto, invece, ne è il comportamento
fisico, tanto che spesso appare sfidare il buon senso: eppure essendo l’aria l’unico fluido che
riempie uniformemente le montagne, il suo comportamento è di importanza fondamentale e
contiene informazioni sulla struttura globale dell’interno della montagna.
A chi è capitato di stendersi nell’erba di un prato in montagna, in un giorno estivo dal tempo un po’
variabile, saranno apparsi innumerevoli fenomeni meteorologici nel cielo. In aria calma non
succede quasi nulla, i nuvoloni rimangono appesi all’azzurro, e tutto è stabile. Appena il vento
comincia a soffiare, invece, sembra accadere di tutto: nuvole si formano e svaniscono, invadono, ci
gettano in ombra, alcune si fermano quasi fossero legate a particolari strutture delle montagne
(come, di fatto, sono). Anche all’interno delle montagne l’atmosfera si comporta, invisibilmente,
con le stesse regole.
La circolazione dell’aria nelle grotte è un frammento della più generale circolazione dell’aria
nell’atmosfera. Le bolle d’aria che migrano in esse, producendo venti terribili che raggelano gli
speleologi nei meandri, sono le stesse che sostengono gli alianti, che pilotano i temporali e gli
uragani: stessa l’aria, stessa la fisica, stesso il fenomeno di base. Differiscono per il fatto che le une
sono vincolate fra pareti e le altre no.
Ma dominano le somiglianze: così come avviene all’esterno il moto dell’aria nelle grotte accende
un’esplosione di fenomeni che solo ora cominciano a mostrare i loro aspetti fondamentali.
Le nuvole ipogee non si vedono, è vero, ma si vedono le condensazioni, il brillio delle pareti umide:
sono queste la controparte delle nuvole in regime vincolato e sono probabilmente esse che guidano
gli ampliamenti dei regni sotterranei.

Così introduceva Fisica del Clima Sotterraneo.

Comunque due giorni intensi, la prima in aula con diverse lezioni e conclusa con la visita al laboratorio nella grotta di Bossea con l’illustrazione dei vari monitoraggi di temperatura sia aria che roccia e l’impatto della fruizione turistica sull’ambiente ipogeo.

Il secondo giorno si è concluso con la dimostrazione pratica dell’immissione in ambiente di un tracciante, la sua rilevazione ed l’acquisizione dei dati e l’interpretazione.

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