Uscita O.R.C.O. 8 dicembre 2018

Di seguito la relazione di Salvatore Iannelli del gruppo di Siena dell’uscita a cui Veronica ed Io (Kunze) abbiamo partecipato.

“Ci troviamo alle 9:00 a Fociomboli io e Marco Mènchise, dopo alcuni preparativi ci incamminiamo verso il 19°.
Alle 10:30, dopo esserci cambiati sotto un vento forte che quasi ci riportava la roba a valle, vediamo spuntare Pascal, Simone e Mattia, lungo l’ultimo tratto di strada che raggiunge il ravaneto, in maniera udibile, ma poco chiara, ci confermiamo l’appuntamento all’accesso alto del Black Magic e accendiamo le frontali.
In un’ora e mezza siamo al caposaldo 61, mangiamo qualcosa e cominciamo ad armare il pozzo. Apparentemente l’acqua negli attivi era diminuita rispetto alla scorsa uscita, ma non abbastanza, infatti arrivato circa ad 1/4 di pozzo comincio a prendere acqua in maniera notevole, inutile cercare di spostarsi dalla verticale ….la roccia buona è lì, proprio sotto la doccia e siccome il pozzo da lì non lo sposta nessuno decido di rimandare il lavoro e interrompere la doccia. Arrivato su in galleria trovo Pascal, Simone e Mattia, subito dopo arrivano kunze, Veronica, Anne e Marc.
Sono pieno d’acqua, dalla testa ai piedi, a tal punto da far sentire freddo agli altri per me e mentre qualcuno crede che sono realmente intenzionato ad uscire comincio a scaldarmi ridendoci su fra una battuta e un’altra…
A questo punto decido con Marc di cambiare programma, anticipando così il lavoro previsto per Domenica al nodo dell’ OM. Dopo aver lasciato un messaggio a Leo in galleria ci avviamo ad armare, siamo io Marc e Pascal in punta, con tutti gli altri che ci seguono a ruota in direzione “Quadrivio” e successivamente, Campo Base.
Da dietro ci dicono che nel frattempo sono arrivati Leo, Stefano e Valentina i quali, passando per la via che abbiamo sempre fatto, si dirigono direttamente al Campo base per poi andare al Ramo Onishi.
Dopo pochi minuti ci rendiamo conto di esserci infilati in un enorme labirinto che a confronto, nel Minosse, sembra di girare fra le stanze di casa. Dunque io Marc e Pascal cominciamo a dividerci per dare un’occhiata veloce alle varie diramazioni, con Pascal individuiamo una via che prosegue facendo un traverso su un pozzo, molto probabilmente è quella una delle 2 vie che proseguono verso il quadrivio, ma dietro di noi Marc decide di continuare a scendere lungo un pozzo, sostituendo delle corde vecchie armate con molti “naturali fantasiosi”.
Raggiungere il Campo Base da quella via non è più il nostro obbiettivo principale, arriviamo in un ampio salone, e cominciamo a guardare le varie diramazioni che proseguono da li, ne risalta all’occhio una con scritto K2 e notiamo altre indicazioni segnate con la K, a quel punto mi vengono in mente alcune cose raccontate da Leo e immagino che quella k sta per indicare il khayyam.
Dando un’occhiata ai rilievi ci rendiamo conto di essere arrivati al Ramo del Puma e proseguiamo lungo una via che ci porta in una enorme diaclasi, qua notiamo 3 livelli di gallerie, quella sul fondo è circa 30 metri sotto di noi, si intravede un meandro molto largo con base talmente sabbiosa che smorza quasi del tutto il rumore d’impatto dei sassi che abbiamo lanciato giù …non si riesce a capire dove comincia e dove finisce, noto però, che nella direzione di dove siamo venuti si apre uno “stanzone” peccato che abbiamo finito le corde, dietro di noi ci hanno raggiunto gli altri con il rilievo.
Visto che eravamo arrivati lì con dei cambi improvvisi di programma e senza pianificare le cose in base ai materiali disponibili, decido di disarmare il tutto per poi fare bene i conti al Campo Base delle zone sulle quali operare con maggiore priorità. Mentre rientriamo sento dei rumori, è indubbiamente Leo con Stefano e Valentina, ci ha trovati con un certo fiuto….me lo sentivo che sarebbe arrivato “dalle nostre parti ” e dopo un “orcosaluto” reciproco, esclama: “sono venuto a vedere se vi eravate persi”.
Ci dimentichiamo di nuovo di dover rientrare al Campo Base e facciamo quindi il punto della situazione. Leo dice di non essere andato all’Onishi perchè la situazione al momento era ancora abbastanza bagnata… decidiamo quindi di andarci nella giornata successiva, nel frattempo ci dice anche che la K, come avevo pensato, sta per Khayyam e che il ramo K2 è la seconda strada che porta al quadrivio .
Alle 19 passate Pascal, Marco, Kunze, Veronica, Simone e Mattia risalgono l’O.M. disarmando e completando il rilievo, i primi 2 in direzione Campo Base gli altri 4 in direzione uscita portandosi fuori il sacco con le corde vecchie che abbiamo sostituito. Io, Leo,Valentina, Stefano, Anne e Marc procediamo in direzione Campo base dal “k2” con Marc e Anne che portano avanti il rilievo.
Attraversiamo delle zone fossili con delle bellissime concrezioni e arrivati al campo base, Chef Marc cucina come da buona abitudine le orecchiette al pesto per tutti, mangiamo e ci mettiamo a dormire.
Domenica mattina ci dividiamo in due squadre. Io, Leo, Stefano e Valentina andiamo al ramo Onishi, superiamo delle strettoie rognose poi scendiamo un p20, alla base c’è una sala ampia e subito dopo un p40 molto pericoloso per la quantità di detriti che sostano lungo il pozzo, in quest’ultimo scendiamo solo io e Leo, alla base si notano alcune diramazioni, la prosecuzione procede su altri pozzi, abbiamo notato anche una diramazione mai esplorata che torna in risalita e sembra dare accesso ad un ambiente più ampio del punto di partenza. Abbiamo esaurito il materiale arrivando a stento alla base del p40, quindi facciamo rientro al campo puntuali con gli orari che ci eravamo dati.
Rientrando incontro Marc e Anne a seguire arrivavano anche Pascal e Marco, loro 4 erano di rientro dal ramo G, mi dicono di aver armato il primo p30 e successivamente un p40 che termina su due sprofondamenti, uno attivo e uno fossile, però ancora da finire di armare visto che anche loro hanno esaurito il materiale, resta inoltre da controllare una finestra su quest’ultimo. Risalendo si sono infilati in una finestra sul p30 che da accesso ad un meandro fossile proseguendo fino a diventare stretto e impraticabile, il tutto già esplorato in passato dai piemontesi, ma come tutte le cose “da rivedere attentamente”. Al campo base mangiamo velocemente un boccone, aggiorniamo l’inventario dei materiali e ci incamminiamo verso l’uscita.”

Dopo questa uscita ho avuto definitivamente la conferma di come sia enorme questo complesso a conferma di ciò che affermava Badino nel sostenere che l’antro potrebbe raggiungere i 100 Km di sviluppo. Dove ti giri trovi nuovi ambienti, gallerie, meandri e scritte inaspettate (foto GSCS).

Paolo – Kunze

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