Buca della Grata 16/06/19

Era in programma per domenica un’uscita alla buca della grata, in quel di Campocecina.

Diversi gli obbiettivi prefissati: in primis rendere più agevole la progressione rendendo più comodi alcuni passaggi “aderenti”, poi proseguire nell’esplorazione dello stretto meandro ed infine iniziare a rilevare la cavità per un prossimo accatastamento.

Paolo e Barbara passano a prendermi a casa per le 9,00 , alle 9,20 ci vediamo con Elena sulla spolverina, al bivio per Vallecchia,  Antonio e Cesare dei versiliesi li vedremo direttamente a Campocecina.

Il gruppo è numeroso, considerando anche le esigue dimensioni della grotta.

Alle 10,30 siamo davanti all’ingresso, armo ed entro.

Consapevole del mio ruolo di spaccapietre (e ti pareva), mi dedico subito al faticoso compito di allargare la stretta finestra che immette nel secondo pozzo.

Cesare mi sege a ruota e mi supporta con grande efficacia e lavorando uno da sopra e uno da sotto la finestra, riusciamo a renderla transitabile.

Giunge anche Antonio che prende in carico il nostro lavoro e ci premette di avanzare e incominciare ad addolcire il meandro.

Intanto Paolo è sceso ed ha iniziato a rilevare con il disto, arricchito delle nuove funzioni.

Elena, supportata da Barbara, si dedica al rilievo con bussola, clinometro e lavagnetta, non per masochismo ma per imparare le basi e prepararsi ad un balzo evolutivo nella sua carriera di speleologa :).

L’ingresso del meandro, ai limiti della percorribilità per uno speleo della mia corporatura, diventa decisamente più comodo e soprattutto rettilineo dopo un deciso ed energico intervento.

Per Antonio e Cesare è giunto il momento di andare, li saluto ringraziandoli per il fondamentale supporto dato e mi fiondo al fondo del meandro dove mi ero bloccato la volta precedente.

Lavorare nello stretto è difficile e ne pagherò le conseguenze la prossima settimana, ma ora siamo qui, diamoci da fare.

Riesco a rendere la strettoia appena transitabile e vado avanti, proseguo per alcuni metri strisciando nell’acqua che scorre sul fondo.

Il meandro diventa fessura, una spanna scarsa, ma abbondante aria in aspirazione, ingresso alto.

Torno sui miei passi ed incontro Elena su fondo del secondo pozzo.

Ci sono anche Paolo e Barbara, mi aggiornano sulle dimensioni della grotta: una trentina di metri di sviluppo e 23 di profondità,  mi sembrava molto di più, ma il meandro è ancora tutto da rilevare.

Si continuerà la prossima volta, è ora di uscire.

Stanchi e bagnati ci dirigiamo verso il rifugio dove ci attende un tardivo pranzo (o una merenda anticipata) a base di tagliolini nei fagioli e torta di riso alla carrarina (e pure na birretta).

Andrea S.

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