Buca della grata 12/05/19

 

Il pelo sullo stomaco si vede di maggio… o forse era novembre!

L’uscita (“non da poco”) del 12 maggio è iniziata virtualmente l’11 sera: con la cena di fine corso speleo che ha visto la consegna degli attestati ai prodi corsisti sotto un signor temporale con tanto di fulmini e grandinata! (si vede che anche Odino voleva festeggiare il successo dei corsisti!)

Le premesse, insomma, non erano delle più fauste: tempo incerto (con previsioni che paventavano diversi “millimetri di sole”!), gelata stagionale di quelle che ci si aspetterebbero a novembre e serata di “bagordi” tra goti di vino e racconti goliardici!

Ma il vero speleo, quello duro e puro, non si tira mai indietro… soprattutto se il programma è quello di esplorare una grotta tutta da scoprire!

Con una buona oretta di “cuscinetto” rispetto al normale (per riprendersi dalla digestione della sera prima), Paolo, Andrea e il sottoscritto ci siamo incamminati verso la meta: esplorazione della “grata” e ricognizione del “pettegolezzo”.

All’arrivo, appena scesi dalla macchina, passa a salutarci un amico a quattro zampe, che si fa fare qualche coccola in cambio di un assaggio del nostro pranzo: la giornata inizia col piede giusto… anzi, con lo zoccolo giusto!

Il meteo si conferma dispettoso: per sua clemenza ci ha evitato la pioggia, ma non ha risparmiato un vento rafficato e gelido che ci ha fatto anelare un rapido ingresso in grotta! (siamo abituati ad immaginare la grotta come un luogo “freddo”, ma in questi casi è davvero un riparo!)

Arrivati alla grata si arma in naturale (un buon vecchio tronco d’albero) e si scende in rapida successione.
Dopo un primo giro esplorativo a favore mio e di Paolo (che non avevamo mai visto l’interno oltre l’ingresso superficiale), salutiamo qualche “piccolo” ragno (le cui dimensioni quasi permettevano di vedere la sua espressione in viso!) e proseguiamo verso la prima strettoria, da passare su corda, che affaccia su un saltino di 5m circa.

Mentre Paolo si prodiga per “addolcire” il passaggio precedente (già di per se poco agevole), io e Andrea proseguiamo fino alla saletta sottostante, che non delude: il meandro infatti continua e, seguendo lo scorrere dell’acqua, ci addentriamo sempre più in profondità e sempre più nello stretto.

Ad un certo punto arriva il momento di togliersi l’attrezzatura: con quella addosso proprio non si passa! Facciamo un primo tentativo e la saletta dopo la prima strettoia sembra chiudere. Ma proprio quando eravamo tutti sul punto di abbandonare, decidiamo di approfittare del momento per fare almeno qualche foto alle concrezioni e… ecco per magia aprirsi una via nuova, proprio dietro una splendida colata!

La prosecuzione non è agevole, ma piano piano si va avanti (seguendo lo scorrere dell’acqua).
Il percorso è stretto e tortuoso, fino ad un punto in cui l’acqua prosegue ma l’ambiente non è più transitabile dall’uomo.

A quel punto decidiamo di tornare, non prima di esserci goduti la vista di qualche bella concrezione, per lo più vele e colate.

All’uscita dalla grotta il meteo non si smentisce: la temperatura è salita di qualche grado, ma il vento gelido continua a sferzare il versante del monte. Bagnati (la giornata in grotta, complici anche le piogge del giorno prima, era decisamente “umida”!) e sotto lo sferzare del vento, decidiamo che il pettegolezzo può aspettare: la prossima meta è un bel pasto caldo al rifugio!

Il bilancio della giornata è: un bel meandro e un paio di salette nuove esplorate, una bella mattinata di “sana e gaudia fatica” e pranzo a base di carne, fagioli e birra! Non ci lamentiamo…

Prossimo passo? Fare un bel rilievo della nuova grotta e continuare a studiarla per capire “dove si muove”: non vedo l’ora!!!

Nico

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